Tivoli

Le tre Ville di Tivoli sono considerate all’unanimità il simbolo più alto della bellezza e del fascino della Tibur antica: Villa Adriana e Villa d’Este sono state inserite nella Lista dei Patrimoni Mondiali dell’Umanità UNESCO mentre il Parco di Villa Gregoriana è un bene gestito dal FAI.

    Tivoli

    Descrizione

    Le tre Ville di Tivoli sono considerate all’unanimità il simbolo più alto della bellezza e del fascino della Tibur antica: Villa Adriana e Villa d’Este sono state inserite nella Lista dei Patrimoni Mondiali dell’Umanità UNESCO mentre il Parco di Villa Gregoriana è un bene gestito dal FAI.

    Villa Adriana è uno dei più importanti esempi rimasti di palazzo imperiale e dinastico. Fatta costruire dall’imperatore Adriano,  la villa rispecchia il genio architettonico del suo proprietario che diede spazio ad innovative soluzioni architettoniche. Alla morte dell’imperatore la villa passò ai suoi successori, che la restaurarono ed abbellirono.
    Oggi si presenta come un’ immenso parco di oltre 80 ettari, dove trovano spazio grandiose rovine romane, terme e casali del Settecento.

    Il cardinale Ippolito II d’Este, dopo le delusioni per la mancata elezione pontificia, fece rivivere qui a Tivoli i fasti delle corti di Ferrara, Roma e Fointanebleau e rinascere la magnificenza di Villa Adriana. Governatore della città dal 1550, carezzò subito l’idea di realizzare un giardino nel pendio dirupato della “Valle gaudente”, ma soltanto dopo il 1560 si chiarì il programma architettonico e iconologico della Villa, ideato dal pittore-archeologo-architetto Pirro Ligorio e realizzato dall’architetto di corte Alberto Galvani.

    Le sale del Palazzo vennero decorate sotto la direzione di protagonisti del tardo manierismo romano come Livio Agresti,Federico Zuccari, Durante Alberti, Girolamo Muziano, Cesare Nebbia e Antonio Tempesta. La sistemazione era quasi completata alla morte del cardinale nel 1572.

    Dal 1605 il cardinale Alessandro d’Este diede avvio ad un nuovo programma di interventi per il restauro e la riparazione dei danni alla vegetazione e agli impianti idraulici, ma anche per creare una serie di innovazioni all’assetto del giardino e alla decorazione delle fontane.

    Altri lavori furono eseguiti negli anni 1660 – 70, quando fu coinvolto lo stesso Gianlorenzo Bernini.

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