Le cascate di Monte Gelato e la città degli artisti, Calcata

Le cascate si trovano all’interno del Parco regionale della Valle del Treja: un luogo senza tempo, lontano dal caos della capitale. Il Parco è diventato area protetta nel 1982. Il Treja è un modesto corso d’acqua che sorge dai monti Sabatini per confluire nel Tevere all’altezza di Civita Castellana.

    Le cascate di Monte Gelato e la città degli artisti, Calcata

    Descrizione

    Le cascate di Monte Gelato sono uno dei luoghi più incantevoli della Valle del Treja ed un panorama tanto affascinante che non poteva essere ignorato dal mondo cinematografico; sono infatti state girate qui alcune scene di: ‘Francesco Giullare di Dio’ (1950) di Rossellini; ‘Per grazia ricevuta’ di Nino Manfredi; ‘Lo chiamavano Trinità’ con Bud Spencer; Superfantozzi con Paolo Villaggio e La fiction ‘I Cesaroni’.

    Le cascate si trovano all’interno del Parco regionale della Valle del Treja: un luogo senza tempo, lontano dal caos della capitale. Il Parco è diventato area protetta nel 1982. Il Treja è un modesto corso d’acqua che sorge dai monti Sabatini per confluire nel Tevere all’altezza di Civita Castellana. Sono circa 30 km di percorso nei quali attraversa una campagna in buona parte coltivata, ma le acque nel tempo hanno creato un mondo ancora selvatico: è quello delle forre, scavate nei teneri tufi dell’antico vulcano sabatino.
    Qui si conservano tracce di molteplici insediamenti come i resti di una villa romana del I secolo a.C. e un mulino ad acqua realizzato nell’ 800 e rimasto attivo fino agli anni Sessanta.

    Il vecchio mulino o mola, realizzato per volontà della famiglia Del Drago, affiancava la tenuta medievale posta vicino al letto del fiume, proprio in corrispondenza delle cascate di Monte Gelato.

    Appollaiato su un acrocoro roccioso che domina la vallata completamente rivestita di bosco appare Calcata. Nel centro storico senz’auto si accede oltre una doppia porta ad arco, sovrastata dalle mura merlate del palazzo baronale Anguillara. Dalla piazza, dov’è la parrocchiale sconsacrata, partono stradine e vicoli dove sono alcuni negozi di artigiani, generalmente persone trasferitesi qui da altre zone d’Italia quando non addirittura dall’estero. E poi cortili, rampe dove siedono gatti, terrazzi affacciati sulla vallata e immersi nel silenzio: Calcata è tutta qui, davvero apparentemente fuori dal tempo. Viene infatti spesso definita come un luogo “dove il tempo s’è fermato”, col tufo dei muri che si compenetra con quello della rupe, unica isola di pietra bruna nella marea verde dei boschi.

    Nelle carte ufficiali, pane quotidiano degli storici, Calcata fa il suo ingresso tardi. Vicende etrusche o falisce si possono solo supporre, mentre nel 700 è citata come centro di produzione agricola al servizio di Roma, voluto da papa Adriano I. Nel 974 l’abate di S.Gregorio al Celio di Roma diventa proprietario del castello, in seguito passato più volte di mano tra i Sinibaldi e gli Anguillara. A inizio Ottocento il borgo è ceduto ai Massimo. In epoca fascista Calcata, paese “da risanare”, rischia l’abbandono totale e di essere rasa al suolo: oggi vi vivono stabilmente alcune decine di persone.

    La prima attenzione di chi vi si trova va a quel che ha sotto ai piedi: grossi ciottoli di fiume a lastricare le vie fin dal Settecento, a perpetuare un legame con l’ambiente circostante qui sempre presente.

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