Descrizione
Le Grotte di Stiffe sono, tecnicamente parlando, una “risorgenza”, cioè il punto in cui un fiume torna alla luce dopo un tratto sotterraneo; nel caso di Stiffe questo punto è situato all’apice della forra che sovrasta il piccolo paese omonimo.
Entrando nella grotta i sensi sono di colpo investiti dall’ambiente inusuale: le fresca temperatura ed i giochi di luce trascinano la mente a ritroso nel tempo; le gocce che cadono fanno rivivere il fenomeno dello stillicidio che ha dato forma alle insolite stalattiti e stalagmiti; la vista si concentra sull’acqua che spumeggia sotto le passerelle, e si perde in lontananza per catturare ogni dettaglio delle concrezioni, con il fiume che fa da guida rumorosa dall’ingresso della grotta, nascondendosi quel tanto che basta per far sentire il silenzio, per poi tornare ad esibirsi con tutta la sua potenza, soprattutto d’inverno, in una maestosa sala dove, precipitando con fragorosa cascata, offre uno spettacolo splendido ed inquietante.
Oltrepassando la sala del silenzio per mezzo di un tunnel artificiale arriviamo, dopo essere stati sbalorditi ed attratti dalla bellezza di alcune colate stalattitiche, nei pressi dello pseudo-sifone, alla “Sala della cascata”.
Ciò che attrae subito la nostra fantasia è la vastità dell’ambiente: la sala, alta circa trenta metri, è una fantastica cassa di risonanza per la cascata, che, con un balzo dell’acqua di venti metri, ci ammalia durante l’estate con il suo lieve mormorio, per poi, nei periodi di piena, renderci inquieti con la sua selvaggia bellezza. La sala, geologicamente, è un grande ambiente formatosi per lo scorrimento di blocchi di roccia che hanno subito dei movimenti verticali; tale scorrimento ha generato la parete che vediamo, la quale viene tagliata perpendicolarmente dalla cascata. Precedentemente alla realizzazione delle infrastrutture turistiche, per effettuare le esplorazioni era necessario scalare la parete, con tutti i rischi a ciò legati. Giunti al di sopra della cascata mediante una scalinata, è possibile ammirare l’ambiente sottostante grazie ad un comodo belvedere, oltrepassato il quale troviamo un passaggio caratterizzato da affilate lame rocciose, ed entriamo nella magica “Sala delle concrezioni”.
Qui, dopo il selvaggio fascino del fiume e le forme aspre degli ambienti precedenti, finalmente troviamo il meritato relax: il mormorio dell’acqua si sposa perfettamente con le morbide linee delle stalattiti, che pendono dal soffitto a creare morbidi drappeggi che lasciano sfogo alla fantasia ed alla immaginazione più creativa. Soffermarsi in questa sala consente di ammirare le capricciose piroette antigravitazionali delle stalattiti eccentriche, formatesi per uno stillicidio particolarmente ridotto, e di seguire con lo sguardo le sinuose linee delle semitrasparenti vele (anche dette fette di prosciutto), dovute ad un percolamento dell’acqua dalle pareti. L’atmosfera silenziosa ci obbliga a pensare quanto sia breve la nostra storia dinanzi alle più piccole di queste concrezioni, risalenti a centinaia di migliaia di anni fa.
E, poi, come non cercare di cogliere l’attimo fuggente, così ripetitivo eppure così unico, in cui una goccia d’acqua cade nelle placide acque del laghetto, formando piccoli cerchi e ricordandoci l’eterno scorrere del tempo, il tutto prima che la nostra guida, riportandoci bruscamente alla realtà, ci conduca verso le meraviglie successive e verso il “lago nero”.
Siamo vicini alla zona più antica della grotta: sopra le nostre teste pendono i meravigliosi drappeggi di una grande e sinuosa vela, mentre tutt’intorno le forme variegate di altre concrezioni colpiscono i nostri sensi scatenando la fantasia più sfrenata. Poco più avanti si ergono dal nulla alcune stalagmiti, le testimoni più antiche della vita della grotta, la più alta delle quali raggiunge i tre metri di altezza. Poi, in un ambiente più ampio, ecco il lago nero: placido, tranquillo, anche durante i periodi di piena, è sovrastato da una parete riccamente concrezionata che cela la diramazione fossile, l’angolo più nascosto e bello di Stiffe; qui stalagmiti e colonne, immense eppur timide, si mostrano solo agli occhi degli speleologi, poiché la delicatezza dell’ambiente ha imposto la creazione di una zona “off limits” per i turisti; sempre qui, si è concretizzato un piccolo miracolo biologico, con un cimitero di pipistrelli i cui piccoli corpi sono ormai racchiusi all’interno delle concrezioni, dando vita a dei fossili perfettamente conservati. Proseguendo nella nostra visita, imbocchiamo un breve tunnel che ci porta, bruscamente, ad una realtà ben diversa da quella vista nell’ultimo tratto di grotta: non più placide, ruscellanti acque, non più morbide linee sinuose, ma aspre, taglienti forme di ammassi franosi che testimoniano l’irrequieta gioventù di questa zona della cavità. E, su tutto, a far da cupo sottofondo, un lontano boato di acque cadenti verso “L’ultima cascata”.
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